Mostra fotografica “L’immortalità. Scatti d’autore” di Max Alari

dal 18 dicembre 2021 al 27 Febbraio 2022
Lapidario di Villa Mirabello

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Il percorso espositivo presenta una selezione di 50 ritratti fotografici con protagonisti gli artisti, per lo più pittori e scultori, che Max Alari ha conosciuto e frequentato durante la sua carriera di fotografo d’arte presso i Musei Civici di Varese.
Il titolo trae ispirazione dal romanzo di Milan Kundera “L’immortalità” in cui l’autore, nelle trame del racconto, inserisce profonde considerazioni esistenziali. Per Kundera nella vita «non basta identificarci con noi stessi, ma è necessario identificarci appassionatamente per la vita e per la morte. Perché solo così possiamo considerarci non come una delle varianti del prototipo uomo, ma come esseri che posseggono una loro essenza inconfondibile: l’immortalità».
E’ questa ferma convinzione di possedere dentro di sé qualcosa di veramente unico e insostituibile, che porta a risultati che trascendono il singolo e per cui vale la pena di battersi è il comune denominatore degli artisti fotografati da Alari. Una rappresentanza di donne e uomini che costituiscono il variegato mosaico della creatività e della cultura varesina e che con il loro lavoro contribuiscono a esprimere sentimenti comuni, decodificare problemi sociali, smuovere gli animi, indurre all’introspezione e educare al bello.
Gli artisti sono stati fotografati nei loro atelier, e per quanto gli scatti siano in bianco e nero, è possibile vedere i colori, annusare gli odori e ascoltare il gesto creativo. Sono posti magici dove tutto succede e il caso ricompone l’essenza della creatività ma anche luoghi di travaglio, di stallo, di sorprese e di incontri. Lo studio, che sia bottega o factory, ufficio immacolato o caotica officina esprime l’originale personalità dell’artista. Si potrebbe definire una porta spaziotemporale, verso mondi paralleli di infinite possibilità dove si interpreta il presente e si anticipa il futuro. Visitare uno studio per un appassionato d’arte è come entrare in un parco giochi e in un tempio al tempo stesso. Si approccia con grande curiosità, ma altrettanta riverenza, evitando di toccare e calpestare e tenendo il tono della voce controllato. Ci si azzarda a chiedere il perché delle opere sapendo già che la risposta
arriverà confusa non per mancanza dell’artista ma per oggettiva difficoltà a esprimere l’atto creativo.
I ritratti non sono celebrativi e solenni: gli autori sono catturati in momenti quotidiani in atteggiamenti naturali. La realtà viene privilegiata agli effetti speciali ed emerge l’abilità del fotografo nel manipolare luce e ombra, la capacità di catturare il gesto, l’espressione o lo stato d’animo rivelando l’essenza immortale.
Nato a Varese, Massimo Alari dal 1994 è il fotografo dei Musei Civici di Varese. In questo contesto si è specializzato nella fotografia di opere d’arte antica e contemporanea. Si è cimentato anche in altri generi, dalla natura morta, alla ritrattistica alle più convenzionali cerimonie. Una menzione particolare spetta infine all’attività di fotoreporter di eventi sociali e politici. Si tratta di scatti asciugati di qualsiasi enfasi e retorica, dove le circostanze storiche sono rilette con distacco e con sottile ironia.