Sala Veratti

Sala Veratti, sull’omonima via e a due passi dal Broletto, era il refettorio dell’ex convento di Sant’Antonio, oggi adibito a spazio per piccole mostre d’arte ed esposizioni dei Musei Civici. È un ambiente piccolo ma estremamente suggestivo, riccamente decorato da affreschi fra cui spiccano quelli del pittore varesino
Pietro Antonio Magatti
(1691-1767).

La sala non è, come apparentemente può sembrare, un ambiente a sé stante ma appartiene ad un corpus di edifici più ampio e di antiche origini. Essa infatti afferiva all’ex convento di Sant’Antonino la cui storia inizia nella metà del 1500. Nel 1567, Carlo Borromeo, in seguito alle disposizioni del Concilio di Trento, ordina la soppressione del convento di S. Antonino a Luvinate (VA), pensando di trasferire le monache benedettine a Milano.

La comunità di Varese fa opposizione a tale trasferimento e mette a disposizione 300 scudi d’oro per la costruzione di un nuovo convento in città. Nel 1568, la Curia dà il permesso per la costruzione del Monastero e l’anno successivo viene scelto, con l’assenso di Carlo Borromeo, il luogo dove sarebbe sorto l’edificio conventuale.

 

Il terreno, compreso tra gli odierni Corso Matteotti, Piazza Carducci, via Broggi e via Veratti, viene scelto per la sua centralità che favoriva l’ingresso delle fanciulle, dato che le monache oltre ai compiti della vita monastica, avevano quello di educare le bambine del borgo di Varese e di Velate.

Le case preesistenti vengono gradatamente adattate alle esigenze del Monastero. In parte sono abbattute e ricostruite sotto la guida di esperti costruttori tra i quali Giuseppe Bernascone che, come rivelano alcuni documenti, era stato interpellato dalle monache agli inizi del 1600 per lavori di ampliamento, tra i quali l’edificazione del chiostro, mentre già dal 1599 inizia la costruzione del refettorio, oggi sala Veratti.

Nel 1789, per ordine dell’Imperatore Giuseppe II, il Monastero viene soppresso. Nello stesso anno l’intero complesso è acquistato, tramite asta pubblica, da Pietro Veratti che lo trasforma in casa con annesse botteghe. Molte sono le modifiche apportate già nei primi anni del 1800: l’abbattimento dei locali di servizio della chiesa, della sagrestia, del campanile, e la divisione della chiesa in più vani.

Dal 1986 la Sala è di proprietà del Comune di Varese.

L’attuale Sala Veratti, a pianta rettangolare, ha un ingresso differente da quello originario e al visitatore, oggi, è consentita la visione con una prospettiva rovesciata rispetto a quella d’un tempo. Si entra infatti da quella che anticamente era la parete di fondo, inizialmente senza aperture, mentre l’antica porta che si affacciava sul chiostro di Sant’Antonino è stata murata.

Sulla parete dell’odierno ingresso affreschi di raffinata qualità pittorica raffigurano Re Davide, l’Annunciazione, i Simboli della Passione, Dio Padre e lo Spirito Santo, attribuibili a Donato Mazzolino.
 Diversamente sulla parete di fondo, troviamo dipinti di più semplice fattura risalenti al XVIII secolo e a cui non è possibile attribuire una precisa paternità, con soggetti come la Nascita di Cristo, l’Annuncio ai pastori e l’Adorazione del Bambino, oltre agli Angeli sulla volta.  

Tra il 1736 e il 1740 viene intrapresa la fase decorativa più interessante. Pietro Antonio Magatti e i fratelli Baroffio realizzano figure a mezzo busto raffiguranti Sibille e Profeti vestiti all’antica con ampi panneggi all’interno di cornici architettoniche. Di raffinata qualità pittorica, anche per lo stato di conservazione più felice e per una più decisa e matura soluzione compositiva, rispetto ai Profeti, sono le Sibille. Entrando nel refettorio si succedono in questo ordine da sinistra verso destra: la Sibilla Libica, Cumana, Eritrea e Persica. Nell’iconografia tradizionale le Sibille, antiche profetesse i cui nomi di identificazione fanno riferimento ai luoghi di provenienza, vengono rappresentate, come in questo caso, vicine e in maniera alternata ai profeti.

Sala Veratti

via Veratti, 20 – 21100 Varese

Visitabile gratuitamente se è in corso una mostra.

Come arrivare